mercoledì 30 maggio 2007

SALMONE TERIYAKI CON SPAGHETTI DI RISO



Quando desideri qualcosa, l’Universo intero cospira affinché tu realizzi il tuo desiderio.”
Da “Million Dollar Hotel”, W. Wenders, 1999


Stasera avevo tante cose da festeggiare, perciò ho cucinato questo piatto per celebrare le Nuove Acquisizioni, benché non avessi nessuno con cui condividerlo, cosa che dai, dispiace sempre, almeno a me. Il vantaggio è poter sperimentare senza preoccuparsi di fare una figuraccia con gli ospiti!!
Allora, vi servono:
- 200 g di salmone
- 30-40 g di spaghetti di riso
- Una grossa carota
- Due o tre cucchiai di salsa di soia Tamari
- Un cucchiaio di sake
- Un cucchiaio di Mirin
- Se non avete questi ultimi due ingredienti, va benissimo un cucchiaio abbondante di aceto agrodolce, o aceto normale, bianco, ma in tal caso usatene pochissimo, è molto forte!
- Un cucchiaino di zucchero Cassonade
- Uno spicchio d’aglio
- Un pezzetto di circa 1 cm di radice fresca di zenzero
- Olio di oliva, un cucchiaio circa
- Erba cipollina, per guarnire
- Semi di sesamo bianco, un cucchiaio circa
Ovviamente gli ingredienti sono per una persona. Moltiplicate, please, all’occorrenza.
Togliete la pelle al salmone, che sarebbe meglio vi venisse affettato nel senso opposto a quello che ha fatto il mio pescivendolo, ma tant’è.. mettetelo a marinare per una mezz’ora in una salsa preparata con la salsa di soia, l’aceto, lo zucchero, uno spicchio di aglio schiacciato. Immergete gli spaghetti di riso in acqua, se tiepida lasciateli venti minuti, se l’avete fatta bollire ne basteranno tre. Fate soffriggere lo zenzero tritato in olio nel wok, poi aggiungete le carote affettate (ah, se non l’avete procuratevi assolutamente una mandolina, un attrezzo per affettare che vi si rivelerà utilissimo, uno dei migliori acquisti abbia mai fatto per la mia attrezzatura di pasticciatrice ai fornelli!!)e fatele saltare a fuoco alto mescolando continuamente per non bruciarle, col wok è un attimo! Fate tostare anche i semi di sesamo, poi eventualmente aggiungete un poco di acqua per portare a cottura le carote. Quando le carote sono ormai cotte, ma devono restare croccanti, lo sapete che questi strepitosi orientali non amano stare molto tempo davanti ai fornelli e ci fanno mangiare la roba cruda, versate nel wok una parte della salsa di marinatura del pesce, insieme agli spaghetti di riso, facendo seguire quasi immediatamente anche il salmone. Dunque, a me piace che il salmone sia appena scottato, restando crudo all’interno, quindi se voi lo volete cuocere di più aspettate a mettere gli spaghetti, tenendoli per ultimi.
Questo piatto può essere arricchito con altri tipi di verdure, che aggiungeranno una bella nota di colore e sapore: secondo me ci stanno parecchio bene zucchine scure affettate, germogli di soia, piselli, cipollotto o porro. Verdure che abbiano una nota dolce, anche la zucca va benissimo, mentre ci vedo meno il peperone, ma si sa, de gustibus… A tal proposito vorrei farvi notare che, se vi tenete in casa una minima dotazione di serie di spezieria oriental style, questi piatti diventano degli eccellenti svuota-frigo, potendo essere composti da una varietà ampia di ingredienti; ad esempio, ma solo se usate la carne al posto del salmone, anche un uovo sbattuto e cotto a frittatina a parte, poi tagliato a listarelle.
Enjoy!

mercoledì 23 maggio 2007

INVOLTINI DI RISO CON GAMBERI E FIORI DI ZUCCA

Alla fine di una giornata torrida in questa fossa che è la pianura padana ho due alternative: infilare le scarpe e andare a fare una bella corsa, magari in campagna (fatto ieri, bellissimo, anche se i primi cinque minuti sono sofferenza pura... ma della corsa parlerò in altro momento!), oppure mettermi in cucina e preparare una buona cena per chi amo, che arriverà da una giornata pure tremenda. Meglio ancora se, quando accendo i fornelli, schiaccio il magico tastino dall'avveniristico design del sound dock del mio i-pod, facendo diffondere la mia musica preferita di oggi, e mi verso un gelido bicchiere di vino bianco da sorseggiare intanto che medito su cosa inserire nelle curiose cialde di riso che ho comprato un po' di tempo fa da una giapponese nel meraviglioso mercato della Rambla di Barcellona... Alle otto c'è ancora, e per fortuna, troppa luce per accendere le candeline, gesto che solitamente completa l'atmosfera quando mi metto in cucina. Strepitoso. Ok, ecco la ricetta. Va da sè che sono fondamentali le suddette cialdine, che poi vi faccio vedere. Poi servono:

- 10-12 gamberi, meglio se i mitici gamberi rossi della Sicilia
- la parte verde di un cipollotto Tropea
- qualche fiore di zucca
- 5-6 foglie di lattuga
- sale, pepe bianco
- olio
- due fogliette di menta, if you like

In una padella antiaderente, un wok se ce l'avete, soffriggete il gambo del cipollotto tagliato a rondelle, aggiungete i gamberi, seguiti a ruota dai fiori di zucca. fate rosolare a fuoco piuttosto vivo per un minuto o due, poi aggiungete la lattuga. Salate e pepate.
A questo punto viene la parte strepitosa. avrete preparato una pentola con acqua bollente, immergetvi una alla volta le cialde di riso, che resteranno in acqua qualche secondo, giusto il tempo per farle ammorbidire. Scolatele delicatamente, appoggiatele sul piano di lavoro e mettete al centro un cucchiaio del ripieno preparato. Ripiegate la cialda e adagiate l'involtino su un piatto. Sorprendentemente vedrete questa cialda trasparente che lascia intravedere il gambero che vi sta dentro.. è bellino!! Mentre procedete a preparare gli involtini, coprite quelli pronti con una pellicola. Manteneteli in caldo appoggiando la teglia sulla pentola dell'acqua calda. Servite poggiando gli involtini su una foglia di lattuga fresca. Come accompagnamento potete dare della salsa di soia dolce Tamari, oppure qualche goccia di aceto balsamico invecchiato, di quello denso (in alternativa fate caramellare il balsamico nella proporzione di un litro di aceto per mezzo chilo di zucchero, lasciando addensare per circa un'ora - grazie alla mitica Carmen del Momah dei tempi d'oro!!). Ci sta bene un Vermentino toscano, oppure un sempre amato Chardonnay, magari siculo, magari Cusumano. Abien tout!!

Per concludere vorrei dirvi, e dire anche a me stessa, va là, che anche se non siete dei geni della cucina, se non trovate la cialdina di riso, se a malapena sapete sgusciare un gamberetto, la cosa che infonde più gioia del preparare una cena per chi ami è, ça va sans dir, il gesto stesso di regalare un bel momento a se stessi e a chi vi fa compagnia per questa serata. Rilassa di più di un corso di yoga (dove, le poche volte che sono stata, mi addormentavo regolarmente negli ultimi conque minuti di relax!!). Cercate anche voi nella vita di ogni giorno almeno un momento così, che sia cucinando, che sia sudando l'anima lungo l'argine di un fiume, ascoltando una canzone o, semplicemente, chiudendo gli occhi e ringraziando il mondo per quella vita che, anche se per 23 ore e mezzo al giorno non ve ne rendete conto, è strepitosa! Vi bacio

lunedì 21 maggio 2007

ANATRA AGLI AROMI (China style)




















Già, qui ci fregiamo di nomi dal richiamo orientale e presentiamo, come ouverture, una francesissima tatin e un plum cake a base di Parmigiano?? Eccola qui una bella ricetta Chinese Style, grazie alla Nadia che mi ha portato da Hong Kong l'ingrediente fondamentale: le CINQUE SPEZIE!! Naturalmente non c'è bisogno che un amico o parente si faccia 13 ore di volo e mezza giornata in un centro commerciale per procurarsi questo delizioso mix di..? Cannella, anice stellato, finocchio, zenzero e chiodi di garofano. L'animale protagonista è l'anatra. Cimentatevi, please, questo è un piatto di ispirazione cinese che potete tranquillamente presentare anche a un commensale (di solito è maschio) scettico che pensa che i cinesi mangino davvero il riso alla cantonese e il pollo alle mandorle che quando va bene è il cane del vicino o il gatto della zia (tanto per restare nei luoghi comuni..)...






Ingredienti:



- un'anatra tagliata a pezzi

- 2 cucchiai di pepe nero in grani

- 2 cucchiai di sale

- 2 cucchiai di zenzero fresco grattugiato

- 3 scalogni tritati

- 2 cucchiai di salsa di soia scura

- 1 cucchiaio e mezzo di polvere di cinque spezie

- 1/2 cucchiaino di glutammato monosodico
- olio di semi di arachide


Tostare in padella i grani di pepe per qualche minuto, aggiungere il sale e togliere dal fuoco. Pestare in un mortaio sale e pepe e preparare un composto con il sale, il pepe, gli scalogni, lo zenzero, le cinque spezie, il glutammato e la salsa di soia. Cospargere uniformemente l'anatra con questa pasta, coprirla di stagnola e lasciarla marinare in frigo per almeno sei ore.


Cuocere l'anatra per circa un'ora in forno a 200°, l'ideale sarebbe avere uno di quei meravigliosi forni che cuociono con il vapore (in tal caso combinare il forno a vapore col ventilato), altrimenti si può risolvere sistemando l'anatra su una griglia che andrà appoggiata su una teglia piena d'acqua. In questo modo il grasso dell'anatra colerà nell'acqua, rendendo il pennuto notevolmente più leggero, e l'anatra si manterrà morbida, senza asciugarsi troppo. A questo punto i cinesi ci fanno friggere la malcapitata papera, mandando a quel paese il piatto che finora si era mantenuto relativamente leggero: io personalmente non lo faccio, mi limito a spennellare con l'olio la carne un paio di volte durante la cottura. Si può servire con riso bollito a chicco lungo (ideale l'Uncle Ben's, altrimenti un buon Basmati ma attenzione alla cottura!) e un'insalata verde tipo lattuga, magari aggiungendo carote a julienne, condita con una vinaigrette tradizionale, accompagnamenti che mitigheranno la sapidità davvero spiccata di questa preparazione. Enjoy!!

P:S: sono proprio una neofita.. qualcuno mi dice come si toglie questa foto girata?!!

venerdì 18 maggio 2007

Diciamo che la cena non è andata come speravo, almeno dal punto di vista dei rapporti umani... però vi fornisco due ricette molto facili che soddisferanno il craving di carboidrati (la famosa CCO, carbohydrate craving obesity!!) che solo le donne possono comprendere, ma che anche gli uomini possono sfruttare qualora volessero tentare di prendere una donna per la gola.. dal punto di vista culinario, si intende, perchè per metterle le mani al collo non posso certo insegnare nulla!
Dunque, la TATIN AI PEPERONI, mettete sotto al grill del forno due peperoni, uno giallo e uno rosso, fino ad arrostirne la pelle, poi metteteli dentro un sacchetto quando sono ancora caldi, la qual cosa faciliterà notevolmente la pelatura degli stessi, una volta raffreddati. Pelateli, dunque, e divideteli in tre o quattro "filetti", che condirete con olio e sale. Stendete un rotolo di pasta sfoglia, per me è meglio quella surgelata rispetto a quella che si trova nel banco frigo, che è più sottile e si "sfoglia" meno (dunque, se avete un minimo di autostima NON cimentatevi mai nel fare la suddetta pasta in casa, c'è da perderci la vita e il rispetto di se stessi, oltre al fatto che il burro vi si scioglie in mano ed è uno schifo!!), ritagliatela nella forma della teglia, che rivestirete di carta da forno (altra invenzione strepitosa!), avendo cura di lasciare anche un bel bordo intorno. Disponete dunque i filetti di peperone e sopra mettete la salsa che preparerete facendo sciogliere in olio un paio di filetti di acciuga e aggiungendo uno o due spicchi di aglio, a fette se siete temerari oppure interi da eliminare quando avranno insaporito l'olio, e una manciata di capperini di Pantelleria. Qualche foglia di basilico, una macinata di pepe e in forno a 180° per 20 minuti finchè il bordo della pasta sarà ben dorato. Buona sia calda che fredda. Sì, lo so che la tatin è la torta rovesciata, beh invertendo l'ordine degli addendi la somma non cambia, per cui si può anche mettere la salsa sul fondo della teglia, senza carta da forno stavolta, poi i peperoni, poi la pasta; in questo modo la pasta si sfoglia meglio e potrete controllarne meglio la cottura.
L'altro è un curioso PLUM CAKE SALATO CON NOCI E PARMIGIANO, un po' più elaborato per cui saremo seri nella fornitura degli ingredienti:
- 500 g di farina
-30 g di lievito di birra fresco, o una bustina di quello secco
-2,5 dl di latte
-1 uovo
-80 g di gherigli di noce
-80 g di burro
-100 g di Parmigiano grattugiato
-qualche pistacchio sgusciato
-olio e sale
Mettete nel mixer la farina, il lievito sbriciolato, un cucchiaino di zucchero e uno di sale e impastate con il latte. Aggiungere il burro e l'uovo e lavorate bene l'impasto. Appiattite la pasta e mettete al centro il Parmigiano e le noci, poi impastate per incorporare il tutto. Ungete la palla di pasta e mettetela a lievitare per 30 minuti avvolta da pellicola. Datele poi la forma cilindrica e trasferitela in uno stampo da plum cake, dove resterà un paio d'ore a completare la lievitazione. Incidete leggermente la superficie e infornate a 200° per mezz'ora circa. verso fine cottura estraete il plum cake dallo stampo, spennelatelo di albume e cospargetelo con i pistacchi. Terminate con altri 5 minuti di forno. Questo è perfetto accompagnato a una fetta di prosciutto dolce e con un frutto dolcissimo, come un fico.
Mancano le foto, ma ci si attrezzerà...

sabato 12 maggio 2007

Accendiamo i fornelli...

... poi vedremo quanta e quale carne mettere al fuoco!
Tanto per cominciare vi racconto il nome: sono emiliana e soja me nel dialetto delle mie parti è come dire "boh", "cosa ne so?". Mi è piaciuto renderlo all'orientale, con evidente riferimento all'onnipresente salsetta bruna, perchè riflette alla perfezione la mia passione per la cucina degli altri Paesi e, al contempo, la volontà di mantenere viva la tradizione della mia terra, prolifica di sapori e profumi apprezzati in tutto il mondo. Tra gli ingredienti di questa zuppona metterò anche qualcosa che non c'entra, nel perfetto stile di ogni aspirante cuoco che sperimenta un nuovo ingrediente o qualche accostamento azzardato.. Mi piacerebbe che anche chi legge aggiungesse sapori diversi...
Nel frattempo vi lascio l'incipit di Kitchen, libercolo di Banana Yoshimoto che mi somiglia parecchio. Lei mi piace, ha un modo di scrivere (benchè filtrato da una necessaria traduzione che, per quanto, non sarà mai fedele all'originale) fresco, semplice e immediato.
"Non c'è posto al mondo che io ami più della cucina. Non importa dove si trova, com'è fatta: purché sia una cucina, un posto dove si fa da mangiare, io sto bene. Se possibile le preferisco funzionali e vissute. Magari con tantissimi strofinacci asciutti e puliti e le piastrelle bianche che scintillano. Anche le cucine incredibilmente sporche mi piacciono da morire. Mi piacciono col pavimento disseminato di pezzettini di verdura, così sporche che la suola delle pantofole diventa subito nera, e grandi, di una grandezza esagerata. Con un frigo enorme pieno di provviste che basterebbero tranquillamente per un intero inverno, un frigo imponente, al cui grande sportello metallico potermi appoggiare. E se per caso alzo gli occhi dal fornello schizzato di grasso o dai coltelli un po' arrugginiti, fuori le stelle che splendono tristi. Siamo rimaste solo io e la cucina. Mi sembra un po' meglio che pensare che sono rimasta proprio sola."
Domani sera cucino per il compleanno di mia madre, che adora tutto ciò che contempla la farina come ingrediente principale: si prevede dunque overdose di carboidrati.. seguiranno ricette e, spero di riuscirci, anche documentazione fotografica. Da rilevare che di tutte queste nuove tecnologie, macchine digitali, blog, rete, URL, cose io capisco veramente poco, dunque chi volesse commentare sia clemente, please.. e magari anche un po' falso, almeno inizialmente!!
A presto!