mercoledì 24 ottobre 2007
RATATOUILLE!!
E DA QUI IN POI NON LEGGETE SE NON AVETE VISTO IL FILM!!
...che alla fine, più dei piatti supersofisticati preparati da chef superstellati e pluripremiati, vincono i sapori semplici, quelli che in un boccone evocano i ricordi d'infanzia, di quando quel piatto te lo preparava la mamma o la nonna, di quando andavi in cucina e ti avvolgeva quel buon profumo di cibo e d'amore, di quando la vita era ancora semplice e non ti dovevi preoccupare di nient'altro se non di quale gioco avresti voluto fare quel pomeriggio, di quando la Domenica significava ancora FESTA al 100% e non doversi ritagliare un'ora di riposo tra 600 impegni per ciò che non hai potuto fare in settimana! Dato che sono un po' sotto pressione in questo periodo l'argomento mi ha assai toccata.. vorrei aprire una bolla spazio-temporale e dedicarmi soltanto al mio sogno "segreto", ovvero di avere un ristorantino con pochissimi tavoli, dove cucinare come se lo facessi per gli amici, cose semplici per offrire il piacere di stare in compagnia intorno a un tavolo, senza pensieri. Ma non è possibile, ahimè, dunque mi diletterò di offrirvi la mia personale versione della
RATATOUILLE
Io uso, per due persone:
1 patata (circa 250 g)
2 zucchine
2 pomodori rossi tondi
1 cipolla dorata
A piacere si può aggiungere peperone giallo e una melanzana tagliata a fette e lasciata un'oretta a perdere l'acqua di vegetazione, dopo averla cosparsa di sale grosso.
Affettare la cipolla a rondelle, mondare le altre verdure. E' molto carina l'idea che ho visto nel film di affettare le verdure sottilmente usando una mandolina, conferisce eleganza al piatto. In una teglia da forno sistemare le verdure alternandole a strati in diagonale, cioè uno strato di patate appoggiate al bordo della teglia, poi uno di cipolle, uno di zucchine e uno di pomodori. In questo modo tutte le verdure sporgono un po' e possono dorarsi. Il tutto va salato, pepato e cosparso con un bel giro di olio di oliva. Poi si va in forno, a 180° per almeno 25-30 minuti. Il forno è meglio se ventilato, poi negli ultimi cinque minuti di cottura azionate il grill per dorare meglio le verdure. E' ottima servita con una salsa al basilico, con o senza aglio, una specie di pesto preparato con basilico, sale, parmigiano, pinoli e l'eventuale aglio (una puntina!!) tutti pestati insieme nel mortaio, allungando con olio extra vergine fino a ottenere consistenza cremosa.
Ok, io la chiamo ratatouille, ma la ricetta originale è un po' diversa. Intanto vi dico che viene da touiller, che significa rimestare, e inoltre si cuoce in pentola e non al forno. Somiglia un po' alla nostra peperonata o alla caponata; si mettono peperoni verdi e gialli, zucchine, melanzane, pomodori, cipolle, aglio, sale e pepe, erbe provenzali (timo, lavanda, maggiorana, origano) e a volte anche basilico. Si accompagna a riso o pane.
Bon appetit!!
lunedì 8 ottobre 2007
COUS COUS DI AGNELLO
BAVARESE ALLO YOGURT CON SALSA AI FRUTTI DI BOSCO
domenica 26 agosto 2007
A TUTTO ZAFFERANO
AJO'!!!
Già, sono stata in Sardegna, vacanza catartica sotto molti aspetti, ci sono state un sacco di prime volte in queste due settimane... la mia riflessione di cui vorrei rendervi partecipi è questa: guardate sempre alla vita con curiosità ed entusiasmo, non potete mai sapere cos'ha in serbo per voi, e la maggior parte delle volte ha molta più fantasia di voi, perciò saprà stupirvi in più di un'occasione! Se qualcuno mi avesse profetizzato questa vacanza soltanto un anno fa gli avrei riso in faccia, poi l'avrei accusato di essere un venditore di fumo... Questo mio viaggio mi ha fatto scoprire una terra che non conoscevo, e se da un lato mi ha un po' delusa perchè poco "marinara", a dispetto del bellissimo mare che la bagna, dall'altro mi ha sorpresa con una natura dal carattere duro ma fascinoso. Io volevo fare vita marinara, sperimentando per undici mesi l'anno l'umida e nebbiosa Valpadana, in realtà ho finito per conoscere meglio, anche dal punto di vista culinario, la campagna e i prodotti della terra. Infatti stasera declinerò in alcuni modi diversi un prodotto tipico eccezionale: voilà le ZAFFERANO DI DORGALI, o Taffaranu durgalesu come l'ho visto scrivere...
Sono andata a leggere qualche notizia su questo splendido fiore, manco a dirlo è di origine orientale, dove si usava per la tintura dei tessuti, per cerimonie religiose nelle quali, ahimè, veniva bruciato a scopo votivo, e naturalmente in cucina. Fa parte della famiglia delle iridacee, il suo nome scientifico è Crocus sativus e dall'Asia a noi è giunto tramite la Spagna, ad opera di un frate che provò a coltivarne i cormi (si chiamano così i bulbo-tuberi) con risultati ottimi. La massima produzione si trova in Abruzzo e in Sardegna, ma anche in Sicilia, Puglia e Calabria, amando terreni fertili e freschi (in Abruzzo, infatti, si coltiva a un'altitudine di 600-700 metri). Il fiore viene raccolto verso fine ottobre, poi ne vengono prelevati gli stimmi, ovviamente a mano, che vengono fatti essiccare al calore della brace. La resa per ettaro varia da 5 a 15 kg di stimmi freschi; un kg di stimmi si ottiene da 60 kg di fiori, ma una volta essiccato questo kg si riduce soltanto a 200, preziosissimi, grammi!! Il suo colore giallo è dovuto all'alfa-crocina, il prodotto dell'esterificazione tra un carotenoide e uno zucchero. Non sto a dilungarmi in tirate chimiche che non sono alla mia portata, ma questo serve a dire che la sostanza ha una porzione idrosolubile, che rende il pigmento solubile in acqua, e una liposolubile, che lo rende solubile nelle sostanze oleose, e ciò ci torna utile in cucina perchè è possibile diluire lo zafferano in brodo caldo ma anche produrre un olio profumato e colorato. E' affascinante, la chimica in cucina, mi ricordo che quando avevo la Tv via satellite mi drogavo di canali dedicati alla cucina, e c'era una trasmissione che spiegava i processi di trasformazione chimica che subiscono gli alimenti, grazie ai quali otteniamo creme, emulsioni, gelati, cottura della carne, della pasta ecc.
Ma tornando a bomba, prima di deliziarvi con ricette a base di pigmento aureo vi devo segnalare che, volendo, potete utilizzare lo zafferano anche come veleno, ma dovrete sborsare un bella cifretta, poichè il quantitativo necessario è di almeno 20 grammi al giorno!!
A fini culinari, invece, chi me lo ha venduto mi assicura che con 0,2 grammi di stigmi si possono preparare 8-10 porzioni di ottimo risotto o....
TROFIE CON PESCATRICE, ZAFFERANO E POMODORI CONFIT
La prima operazione consiste nel preparare i pomodori, personalmente preferisco i datterini o i ciliegini, comenque quelli piccoli, cui non tolgo nulla, nè buccia nè semi, tuttavia scuola vorrebbe si usassero pomodori scottati e sbucciati, tagliati a spicchi e privati dei semi. Ad ogni modo, vanno cosparsi di sale, una spolverata di zucchero se li trovate un po' acidi, e con certosina pazienza una fettina di aglio su ogni spicchio. Infornateli a 80°C per almeno un'ora, l'effetto deve essere tipo pomodori essiccati (che per inciso possono essere una valida alternativa se non avete tempo; vanno messi ad ammollare in acqua per 10-15 minuti). Ecco, del resto è tutto molto semplice: fate rosolare due spicchi di aglio in un paio di cucchiai di olio extravergine buono, buttateci la pescatrice tagliata a tocchetti (diciamo circa 100 g a porzione, a me piace ben condita), salate leggermente e cospargete di pepe bianco. La cottura è brevissima, e deve essere fatta a fuoco vivace, in una padella larga. Nella pentola di acqua bollente cuocete le trofie, possibilmente fresche, in modo da farle restare ben al dente, o meglio devono essere francamente ancora crude, perchè poi dovrete scolarle e finire la cottura in padella, dove vanno saltate con il pesce, lo zafferano sciolto in qualche cucchiaio di acqua di cottura della pasta, una spruzzata di verde composto da prezzemolo ed erba cipollina ben tritati. Alla fine unite i pomodori, cui avrete eliminato le fettine di aglio, che ci sono servite solo per dare il sapore.
Servite, e godete, è strepitoso!
lunedì 2 luglio 2007
STROZZAPRETI CON CALAMARI, ZUCCHINE E ZAFFERANO
Il pesce, nel mio bagaglio di esperienze, è sempre stato un ingrediente che significava in qualche modo "festa", novità, cibo extra-ordinario. Mia mamma lo comprava solo al giovedi, quando veniva un tipo dalla riviera romagnola con un camioncino frigo e lo vendeva di fronte al supermercato di cui ci servivamo. Non so se vi ricordate, ma vent'anni fa, almeno nei paesi medio-piccoli come il mio, non esistevano i supermarket con il banco del pesce, e forse allora era anche molto più caro, in proporzione, rispetto ad ora (contrariamente a quanto si pensa, oggi una discreta orata allevata può costare anche meno di un filetto di manzo, con garanzie più o meno uguali sulla sua qualità e provenienza, mucca pazza docet...). Ora, pur consumando pesce tre volte a settimana, ogni volta che lo acquisto lo faccio con lo spirito di chi si prepara per una cena speciale, e se ho ospiti che lo gradiscono continuo a considerare la cena di pesce come qualcosa di più particolare..
I calamari, sì, torniamo qui! Per due persone ne servono circa trecento grammi, quattro di medie dimensioni, oltre a due zucchine, un paio di spicchi di aglio.. aspetta, mettiamo in ordine bene:
- 300 g di calamari
- 250 g di zucchine verdi
- 2 spicchi di aglio
- 2 cucchiai di olio extravergine di oliva
- 4-5 pomodorini datterino
- una bustina di zafferano
- sale, pepe bianco
- qualche foglia di basilico
- prezzemolo tritato
- 200 grammi di strozzapreti freschi, o trofie o altra pasta fresca a piacimento
Sull'argomento pasta fresca posso solo dirvi che la adoro, soprattutto se combinata con il pesce; mi piacciono in modo particolare i formati attorcigliati tra loro, come appunto trofie e strozzapreti. Nel bar dove vado sempre a pranzo quando vado a Riccione li fanno all'uovo, e di una forma leggermente diversa da quella canonica, rigorosamente tutti diversi tra loro... una meraviglia!
La procedura è molto semplice, si fanno saltare le zucchine affettate sottili con una mandolina in olio e aglio, si regolano di sale e pepe, si aggiunge il basilico per insaporire e nel frattempo si porta a bollore l'acqua per la pasta. I calamari si buttano in padella all'ultimo momento, tagliati ad anelli, insieme allo zafferano, che si scioglierà nell'acqua che buttano i calamari, e ai pomodorini che io taglio semplicemente a metà, senza asportarne i semini. La pasta andrebbe tenuta più al dente possibile, anche se con quella fresca è difficile, e legata a fuoco vivo insieme alla salsa, con una bella spolverata finale di prezzemolo. E' un piatto strepitoso per i suoi colori, mette davvero di buonumore e... trovo che sia una buona metafora di come dovrebbe essere la vita: dolce come i calamari, ma saporita al contempo, profumata di mare e speziata come il pepe, del bel colore giallo dorato dello zafferano, come il sole quando apri le finestre in una bella giornata estiva, e fresca come le foglioline di basilico che spunti dalla piantina sul davanzale al mattino presto. Ma non senza qualche spruzzata di passione, rossa come i nostri pomodorini, che fa capolino tra un rotolino di pasta e l'altro, in modo quasi inatteso.
Buon appetito!
lunedì 18 giugno 2007
IL NOSTRO RAGU'...
mercoledì 30 maggio 2007
SALMONE TERIYAKI CON SPAGHETTI DI RISO
“Quando desideri qualcosa, l’Universo intero cospira affinché tu realizzi il tuo desiderio.”
Da “Million Dollar Hotel”, W. Wenders, 1999
Stasera avevo tante cose da festeggiare, perciò ho cucinato questo piatto per celebrare le Nuove Acquisizioni, benché non avessi nessuno con cui condividerlo, cosa che dai, dispiace sempre, almeno a me. Il vantaggio è poter sperimentare senza preoccuparsi di fare una figuraccia con gli ospiti!!
- 200 g di salmone
- 30-40 g di spaghetti di riso
- Una grossa carota
- Due o tre cucchiai di salsa di soia Tamari
- Un cucchiaio di sake
- Un cucchiaio di Mirin
- Se non avete questi ultimi due ingredienti, va benissimo un cucchiaio abbondante di aceto agrodolce, o aceto normale, bianco, ma in tal caso usatene pochissimo, è molto forte!
- Un cucchiaino di zucchero Cassonade
- Uno spicchio d’aglio
- Un pezzetto di circa 1 cm di radice fresca di zenzero
- Olio di oliva, un cucchiaio circa
- Erba cipollina, per guarnire
- Semi di sesamo bianco, un cucchiaio circa
Ovviamente gli ingredienti sono per una persona. Moltiplicate, please, all’occorrenza.
Togliete la pelle al salmone, che sarebbe meglio vi venisse affettato nel senso opposto a quello che ha fatto il mio pescivendolo, ma tant’è.. mettetelo a marinare per una mezz’ora in una salsa preparata con la salsa di soia, l’aceto, lo zucchero, uno spicchio di aglio schiacciato. Immergete gli spaghetti di riso in acqua, se tiepida lasciateli venti minuti, se l’avete fatta bollire ne basteranno tre. Fate soffriggere lo zenzero tritato in olio nel wok, poi aggiungete le carote affettate (ah, se non l’avete procuratevi assolutamente una mandolina, un attrezzo per affettare che vi si rivelerà utilissimo, uno dei migliori acquisti abbia mai fatto per la mia attrezzatura di pasticciatrice ai fornelli!!)e fatele saltare a fuoco alto mescolando continuamente per non bruciarle, col wok è un attimo! Fate tostare anche i semi di sesamo, poi eventualmente aggiungete un poco di acqua per portare a cottura le carote. Quando le carote sono ormai cotte, ma devono restare croccanti, lo sapete che questi strepitosi orientali non amano stare molto tempo davanti ai fornelli e ci fanno mangiare la roba cruda, versate nel wok una parte della salsa di marinatura del pesce, insieme agli spaghetti di riso, facendo seguire quasi immediatamente anche il salmone. Dunque, a me piace che il salmone sia appena scottato, restando crudo all’interno, quindi se voi lo volete cuocere di più aspettate a mettere gli spaghetti, tenendoli per ultimi.
Questo piatto può essere arricchito con altri tipi di verdure, che aggiungeranno una bella nota di colore e sapore: secondo me ci stanno parecchio bene zucchine scure affettate, germogli di soia, piselli, cipollotto o porro. Verdure che abbiano una nota dolce, anche la zucca va benissimo, mentre ci vedo meno il peperone, ma si sa, de gustibus… A tal proposito vorrei farvi notare che, se vi tenete in casa una minima dotazione di serie di spezieria oriental style, questi piatti diventano degli eccellenti svuota-frigo, potendo essere composti da una varietà ampia di ingredienti; ad esempio, ma solo se usate la carne al posto del salmone, anche un uovo sbattuto e cotto a frittatina a parte, poi tagliato a listarelle.
Enjoy!
mercoledì 23 maggio 2007
INVOLTINI DI RISO CON GAMBERI E FIORI DI ZUCCA
- 10-12 gamberi, meglio se i mitici gamberi rossi della Sicilia
- la parte verde di un cipollotto Tropea
- qualche fiore di zucca
- 5-6 foglie di lattuga
- sale, pepe bianco
- olio
- due fogliette di menta, if you like
In una padella antiaderente, un wok se ce l'avete, soffriggete il gambo del cipollotto tagliato a rondelle, aggiungete i gamberi, seguiti a ruota dai fiori di zucca. fate rosolare a fuoco piuttosto vivo per un minuto o due, poi aggiungete la lattuga. Salate e pepate.
A questo punto viene la parte strepitosa. avrete preparato una pentola con acqua bollente, immergetvi una alla volta le cialde di riso, che resteranno in acqua qualche secondo, giusto il tempo per farle ammorbidire. Scolatele delicatamente, appoggiatele sul piano di lavoro e mettete al centro un cucchiaio del ripieno preparato. Ripiegate la cialda e adagiate l'involtino su un piatto. Sorprendentemente vedrete questa cialda trasparente che lascia intravedere il gambero che vi sta dentro.. è bellino!! Mentre procedete a preparare gli involtini, coprite quelli pronti con una pellicola. Manteneteli in caldo appoggiando la teglia sulla pentola dell'acqua calda. Servite poggiando gli involtini su una foglia di lattuga fresca. Come accompagnamento potete dare della salsa di soia dolce Tamari, oppure qualche goccia di aceto balsamico invecchiato, di quello denso (in alternativa fate caramellare il balsamico nella proporzione di un litro di aceto per mezzo chilo di zucchero, lasciando addensare per circa un'ora - grazie alla mitica Carmen del Momah dei tempi d'oro!!). Ci sta bene un Vermentino toscano, oppure un sempre amato Chardonnay, magari siculo, magari Cusumano. Abien tout!!
Per concludere vorrei dirvi, e dire anche a me stessa, va là, che anche se non siete dei geni della cucina, se non trovate la cialdina di riso, se a malapena sapete sgusciare un gamberetto, la cosa che infonde più gioia del preparare una cena per chi ami è, ça va sans dir, il gesto stesso di regalare un bel momento a se stessi e a chi vi fa compagnia per questa serata. Rilassa di più di un corso di yoga (dove, le poche volte che sono stata, mi addormentavo regolarmente negli ultimi conque minuti di relax!!). Cercate anche voi nella vita di ogni giorno almeno un momento così, che sia cucinando, che sia sudando l'anima lungo l'argine di un fiume, ascoltando una canzone o, semplicemente, chiudendo gli occhi e ringraziando il mondo per quella vita che, anche se per 23 ore e mezzo al giorno non ve ne rendete conto, è strepitosa! Vi bacio
lunedì 21 maggio 2007
ANATRA AGLI AROMI (China style)
- olio di semi di arachide
venerdì 18 maggio 2007
sabato 12 maggio 2007
Accendiamo i fornelli...
Tanto per cominciare vi racconto il nome: sono emiliana e soja me nel dialetto delle mie parti è come dire "boh", "cosa ne so?". Mi è piaciuto renderlo all'orientale, con evidente riferimento all'onnipresente salsetta bruna, perchè riflette alla perfezione la mia passione per la cucina degli altri Paesi e, al contempo, la volontà di mantenere viva la tradizione della mia terra, prolifica di sapori e profumi apprezzati in tutto il mondo. Tra gli ingredienti di questa zuppona metterò anche qualcosa che non c'entra, nel perfetto stile di ogni aspirante cuoco che sperimenta un nuovo ingrediente o qualche accostamento azzardato.. Mi piacerebbe che anche chi legge aggiungesse sapori diversi...
Nel frattempo vi lascio l'incipit di Kitchen, libercolo di Banana Yoshimoto che mi somiglia parecchio. Lei mi piace, ha un modo di scrivere (benchè filtrato da una necessaria traduzione che, per quanto, non sarà mai fedele all'originale) fresco, semplice e immediato.